Prende sempre più piede, nel mondo lavorativo e sociale, il concetto di smart working. In un momento in cui siamo costretti a mantenere le distanze, ecco che il lavoro a distanza diventa una misura necessaria dall’enorme potenziale.
Al di là di quella che è la moda (intesa come aspetto e comportamento sociale prevalente) del momento, lo smart working è uno strumento noto e ben integrato in alcuni settori già da anni. Un esempio? Il nostro. Flessibilità e dinamismo sono due prerogative fondamentali per lavorare nel mondo in cui B42 si è sviluppata, prerogative che si sposano alla perfezione con quella che è la filosofia del “lavoro intelligente” di cui tanto si sente parlare.
Che cos’è lo Smart Working?
Concettualmente al giorno d’oggi c’è un po’ di confusione sull’argomento. Si parla di smart working e si pensa allo spostamento della sede di lavoro (in termini figurati, della propria scrivania) dall’ufficio alla propria abitazione. Quindi nell’immaginario comune lo smart worker è colui che nel proprio studio, o camera adibita a tale, “timbra” il cartellino a orario d’ufficio, svolgendo le mansioni che aveva in ufficio, utilizzando gli stessi strumenti che aveva in ufficio.
Niente di più sbagliato, almeno nella filosofia. L’azienda che decide di integrare nel proprio ambiente lavorativo il concetto di smart working è un’azienda che vuole improntare la propria produttività sul far rendere al meglio il proprio dipendente in un’ottica di risultato. Ciò è possibile grazie a una definizione di forma fondamentale, ossia l’assenza di vincoli orari e spaziali. Il che, sia chiaro, non significa che il lavoratore può fare quello che gli pare, quanto piuttosto che gli obiettivi e i programmi che sono stati concordati con il datore possono essere raggiunti organizzandosi autonomamente secondo le proprie capacità e possibilità.
In sintesi? Il datore di lavoro definisce dove vuole arrivare ed entro quando. Il dipendente ha totale autonomia sulla gestione e sulla programmazione del lavoro, all’interno dei paletti prefissati.
Mancando il confronto diretto però, la parola chiave diventa “coordinamento“. Per interfacciarsi all’interno di un team opera in smart working diventa necessario ricorrere a degli strumenti ideati per ottimizzare la produttività e i tempi, annullando al tempo stesso le distanze.
Gli strumenti dello smart working
Negli anni abbiamo testato un numero elevatissimo di tools resi disponibili sul web, da quelli prettamente dedicati ai professionisti a quelli utilizzabili anche dall’utente comune. In quanto azienda che alimenta il mondo digitale e si alimenta di esso, abbiamo voluto testare in prima persona i mezzi e i metodi per restare sempre al passo. Dal semplice utilizzo delle conversazioni via e-mail, fulcro del coordinamento telematico, al passaggio verso i servizi di VoIP (chi ha detto Skype?) e instant messaging, il passo è stato breve. Vediamo quelli più utili:
Skype
Skype è per le videochiamate (e videoconferenze) quello che Whatsapp è per la messaggistica: potrà non essere il migliore, ma è quello che usano tutti. Questo strumento ampiamente diffuso permette una connessione immediata e un confronto faccia a faccia anche con chi ha meno confidenza, grazie alla sua semplicità d’uso.
Telegram
Abbiamo detto di Whatsapp, però se restringiamo il discorso all’ambiente di lavoro Telegram è il servizio di instant messaging ideale. Funzionamento da desktop senza bisogno di bridging con lo smartphone, possibilità di inviare file di grandi dimensioni più altre opzioni avanzate danno vita a un tool dalle enormi potenzialità. Basta non esagerare con le emoji…
Slack
Una sorta di ufficio virtuale, perfetto per creare una struttura di conversazioni organizzate online. Si può creare una stanza dedicata a uno specifico progetto o a un cliente, con il quale interfacciarsi in maniera diretta senza dover filtrare eventuali messaggi estranei all’argomento. Il tutto gestibile tramite browser o tramite applicazione nativa da installare in maniera semplice sul desktop.
Issue Tracker
Un pratico registro condiviso, creato con un software che si occupa di tenere in archivio tutto quello che emerge relativamente a un prodotto. Potremmo definirlo un raccoglitore, uno schedario di appunti su gestione, programmazione e controllo, utilizzato anche per tenere traccia dei bug da correggere in fase di sviluppo.
Bitbucket
Permette di creare uno spazio virtuale in cui un team di lavoro può lavorare sulla pianificazione dei progetti. Si tratta di uno strumento particolarmente adatto al settore del web-development in quanto permette di collaborare a distanza sui codici, effettuando poi i test e diffondendo i relativi risultati.